giovedì 9 aprile 2015

I “pagghiari” dell’Etna

Nella mia recente breve escursione fra i coni craterici lungo i pendii del Mongibello, a monte di Bronte, ho notato degli originali capanni. Ho già pubblicato alcune loro foto in questo album Google+, ma per semplicità le inserisco anche in questo post. Effettuata una rapidissima indagine, aiutato dal mio omonimo e compagno di escursione che mi ha messo in contatto con Giuseppe Rannisi, da quest’ultimo ho saputo che le costruzioni 
“erano tipiche del mondo pastorale e sono dei ricoveri per i pastori. Si trovano quasi essenzialmente nel versante ovest dell'Etna dove la pastorizia è stata da sempre una attività economica trainante. Ve ne erano anche in legno, che ovviamente sono andati distrutti, ad eccezione di uno che si trovava a Monte Fontane e che non so se esiste ancora. Questi ultimi realizzati con pali di legno e frasche con un piano orizzontale”.
   
E alla mia domanda se fossero ancora utilizzati, e quindi originali, o fatti ricostruire dall’Ente Parco dell’Etna, Giuseppe mi ha risposto:
“I capanni nel Parco dell'Etna sono veri, in alcuni casi parzialmente ricostruiti dall'Azienda Foreste con propri operai; in altre aree sono ancora intatti. Non sono più utilizzati, che io sappia, perché le autorizzazioni di pascolo nel Parco sono notevolmente diminuite, anche a causa della diminuzione delle greggi. Sono pochi i pastori che salgono sull'Etna in estate per far pascolare le loro greggi. I pali di costruzione potevano essere di castagno o di ginestra dell'Etna (Genista aetnensis), i primi perché dritti, i secondi perché contenevano ancora i rami laterali (frasche) che servivano anche a fare da tetto.”
Ovviamente non mi sono limitato a questo e, allargando il campo di indagine, ho scoperto che quelli che ho fotografato lungo i sentieri che si sviluppano attorno a Monte Minardo e Monte Ruvolo sono una variante particolare dei pagghiari n'petra originali (completamente in pietra) presenti in varie forme e dimensioni in tutte le zone frequentate da pastori e greggi. Ne esistono in quasi tutta la Sicilia, sugli Appennini e anche in altri paesi mediterranei considerato che ne ho visti anche a Menorca. Alcuni li collegano direttamente anche a strutture antichissime, utilizzate talvolta come abitazioni, come i famosi trulli e nuraghi.
Come diceva Giuseppe, e come ho constatato, questi sui pendii occidentali dell’Etna presentano una solida base circolare, costituita da un muretto verticale in pietra lavica, e una parte superiore perfettamente conica costruita con pali ricavati da tronchi di castagno e/o ginestra, poi coperti di frasche e terra sulla quale cresce erba rendendo ancor meno permeabile la struttura. A quanto ho avuto modo di osservare, la punta del pagghiaru ha un foro per lasciar fuoriuscire il fumo (chiaramente i pastori dovevano riscaldarsi e cucinare). Nella foto in basso si nota che questo era riparato da una specie di “tappo” e si vedono anche le cime dei pali dai quali si è staccata la copertura.
Navigando in rete, ho anche letto che in pianura se ne costruivano di molto simili con basi di muretti a secco in pietra calcarea, talvolta rinforzati con fango, e utilizzando canne per la copertura non avendo a disposizione castagni e ginestre.

Questo è quanto, ma solo per cominciare visto che la ricerca si può allargare a molte altre regioni e che si può andare molto indietro nel tempo. Comincio col segnalarvi un paio di pagine (ma ce ne sono tante altre) nelle quali troverete ulteriori notizie:

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