mercoledì 13 maggio 2015

Fornace per palle arroventate ... di che si parla?

L'anno scorso avevo avuto modo di osservare questa strana costruzione sulla punta meridionale di Cala Sant Esteve, nei pressi del Forte Marlborough, e già allora nutrii dubbi sulla sua possibile funzione. Non mi sembrava una torre a giudicare dalle mura interne, dall’apertura al piano terra e dalla mancanza di una solida copertura, né sembrava una calcara per mancanza di materia prima nelle vicinanze e per la sua forma interna ad imbuto. 
   

Infine mi incuriosiva il fatto che fosse inclinata verso il mare, come risulta evidente osservando l'orizzonte della seconda foto, pur non essendo in rovina.
A conclusione di una ricerca non facilissima ho scoperto che i pochi testi che citano questo edificio sottolineano proprio il fatto che molti sbagliano considerandola una torre in quanto era una fornace da palleNella fattispecie, la sua struttura non è esattamente quella descritta in nel Trattato di pirotecnìa militare (1831, Ferdinando Biondi Perelli) ma le sue caratteristiche sono compatibili con quest’uso.
L’utilizzo delle palle arroventate (o roventi) ebbe la sua auge fra i secoli XVIII e XIX, quando i pezzi d’artiglieria avevano una gittata adeguata, le operazioni di riscaldamento e trasferimento delle palle si potevano svolgere con una certa sicurezza e, ovviamente, le navi erano ancora costruite in legno. Per facilitare la fuoriuscita delle palle già portate a giusta temperatura c'erano guide in pietra, con adeguata pendenza. Forse è pura fantasia, ma ciò potrebbe giustificare l'inclinazione dell'intera torre per facilitare la costruzione di un piano inclinato più difficilmente inseribile in una struttura circolare. 
Proprio per la loro pericolosità solo in un paio di casi furono installati su navi, di solito erano localizzati presso l'ingresso di un porto, a difesa dello stesso, ma non solo. Qui a destra vedete una fornace americana della prima metà del XIX secolo (Fort Macon - North Carolina, USA).
Il lancio di proietti(li) incendiari è antichissimo, ma fino ad epoche moderne questa tecnica era limitata dalla scarsa gittata delle catapulte, archi e balestre scagliavano materiali in fiamme sulle attrezzature nemiche.
La differenza, in particolare per le navi è sostanziale. Per avere efficacia le palle dovevano essere arroventate, fin quasi al punto di fusione, e  (che più facilmente prendevano fuoco) ora si mirava allo scafo. Anche palle relativamente piccole potevano essere letali infatti, avendo accumulato un gran quantità di calore, potevano carbonizzare lentamente il legno nel quale si erano conficcate e le successive fiamme potevano divampare anche molto più tardi. Nei trattati militari dell'800 si citano casi in cui detti proiettili, penetrati nel fasciame della nave, avessero innescato l'incendio parecchie ore dopo. 
In italiano ho recuperato poche notizie, ma in inglese e spagnolo se ne trovano molte di più. Agli interessati segnalo che detti proiettili in inglese sono hot shots e in spagnolo balas rojas.
Andando in giro e investigando si scoprono sempre nuove cose ...

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