domenica 23 agosto 2015

Libertà e consapevolezza degli escursionisti

Calmatesi un po’ le polemiche seguite all’incidente fatale di qualche giorno fa (con molte opinioni poco attente evidentemente espresse da persone che non hanno mai percorso il Sentiero degli Dei e probabilmente non sono neanche escursionisti) torno sull’argomento generale di responsabilità e sicurezza.
Ho trovato in rete una interessantissima  lettera aperta dal titolo “GIUDIZIO IN SEDE CIVILE E SEDE PENALE PER CAUSE CONCERNENTI L’ATTIVITA’ IN MONTAGNA”, inviata dal portavoce dell’Osservatorio per la Libertà in Montagna e Alpinismo (riconosciuto dal Club Alpino Italiano) al noto magistrato Raffaele Guariniello
Da essa ho estrapolato alcuni paragrafi e brevi frasi adattabili anche all’escursionismo, tralasciando quelli più specifici riguardanti altre attività come sci ed alpinismo. Essendo una lettera aperta e non certo una sentenza di Cassazione non definisce niente, tuttavia ritengo sia interessante leggerla in quanto illustra molto bene, seppur non esaustivamente, l’ambiente (non solo naturale) nel quale si svolgono attività sportive e ricreative in montagna. Per il medesimo motivo non può definire degli esatti limiti fra pericolo e rischio, fra responsabilità e consapevolezza, ma del resto non era lecito aspettarselo. Pur essendo riferito soprattutto alla montagna (nel senso di alta quota) e ambiente alpino, l’attento lettore non di parte saprà trovare numerosi spunti di riflessione e con giudizio potrà cogliere la valenza di alcuni concetti senz’altro applicabili anche al più che peculiare territorio dei Monti Lattari.
   
  • ... Esiste purtroppo la concezione che libertà significhi facoltà di vivere emozioni ed esperienze senza limiti, sminuendo l’esistenza di pericoli e rischi: è la concezione dell’odierno consumatore, per il quale la montagna non è più il luogo della formazione, del confronto con se stessi, ma quello del puro godimento rapido, effimero e garantito. ...
  • ... Libertà in montagna è, dunque, libertà di movimento arricchita dall’esercizio della consapevolezza: che vuol dire preparazione, disciplina, consapevolezza del limite, e, solo secondariamente, raggiungimento di una prestazione. Libertà è anche quella di rinunciare, avere il coraggio di tornare indietro se i presupposti non sono sufficienti alla progressione. ...
  • ... Il diritto al rischio è valido solo quando è frutto di una scelta consapevole e rispettosa degli altri, sapendo che non esistono la pretesa e la certezza di essere soccorsi sempre, comunque e in ogni condizione. ...
  • ... Si è sicuri solo con il giusto mix di sicurezza interiore (preparazione e consapevolezza) e, se del caso, di dotazione di un adeguato equipaggiamento. ...
  • ... La sicurezza totale è una pura illusione della società assistenzialista e consumista, non esiste e non esisterà mai, né in alpinismo né in nessun’altra attività umana, e ogni alpinista sceglie liberamente e consapevolmente di prendersi carico della componente inalienabile di rischio legata al fare alpinismo. ...
  • ... Scrive l’antropologo Annibale Salsa che oggi noi “assistiamo a un vero e proprio eccesso, un delirio della sicurezza” e continua la ricerca della sicurezza è la psicopatologia della società moderna”. ...
  • L’equipaggiamento e le attrezzature tecnologiche sono validi supporti, ma non costituiscono da soli garanzia di sicurezza e non possono essere indiscriminatamente o acriticamente imposti: conoscenza, esperienza, buon senso e istintualità sono ancora alla base della consapevolezza e quindi indispensabili. ...
  • ... Un “vizio” della società moderna è la ricerca “obbligatoria” di un responsabile per ogni cosa che accade. Ad esempio la caduta sassi in montagna esisterà sempre e non è eludibile. ...
Leggi la lettera aperta completa 

Nessun commento:

Posta un commento