mercoledì 11 novembre 2015

Un po' di "filosofia" del viaggiare

“Viaggiare è fatale per i pregiudizi, l’intolleranza e la ristrettezza mentale. Nessuno acquisisce una visione ampia, generosa e salutare se rimane in un angolo della sua terra per tutta la vita.” (Mark Twain)
Viaggiando in rete fra blog di viaggi e viaggiatori mi sono imbattuto in uno che descrive dal didentro Madrid, vista con gli occhi di un “madrileño de nacimiento y de corazón”.

Pur non essendo incentrato sui viaggi in senso lato, il blogger Titinet nelle sue informazioni personali si presenta come un viaggiatore da sempre e ne dà merito a suo padre che soleva dire “Viaggiare dovrebbe essere materia obbligatoria in qualunque piano di studi” e aggiunge “Viaggiare ti arricchisce, ti aiuta ad essere più tollerante nei confronti di altre culture e religioni e anche ad avere una mente più aperta e ricettiva. Viaggiare apporta qualcosa che libri e ore di studio, per quanto ti possano dare, non potrà mai essere eguagliato”.
Non c’è molto da argomentare in merito a tutto ciò e ovviamente sono perfettamente d’accordo così come i tanti altri che nei secoli, da Sant’Agostino a Maometto e Lao Tzu, hanno sostenuto gli stessi concetti. Eppure attorno al viaggiare si può continuare a discutere pressoché all’infinito senza parlare di alcuna destinazione né di alcun mezzo di trasporto. Per esempio, Patricia Almarcegui scrittrice, filosofa e tanto altro, esperta di Medio Oriente, nel corso del suo intervento al Festival Periplo propose affermazioni insolite come:
viaggiare è “amorale” (prescindere dalla propria morale) il che non corrisponde in alcun modo ad essere “immorale”.
Sottolineò anche una differenza storico-culturale (certamente generalizzata, tuttavia interessante) in merito al confronto con il resto del mondo spiegando all’attenta platea che “gli orientali tendono a leggere ed ascoltare, mentre gli occidentali vogliono guardare, possibilmente di persona”. Le enormi distanze fra città e culture di Medioriente ed Asia comparate con la ricchezza di diversità della piccola Europa hanno certamente influito.

Ci sono anche altri concetti che meriterebbero ampia discussione ed approfondimenti, sostanziali per i viaggiatori consapevoli, come per esempio:
  • viaggiare non solo con il corpo ma anche con l’anima
  • disponibilità ad incontrare “altri” e volontà di tentare di comunicare
  • analisi delle tre fasi del viaggio: partenza (allontanarsi dalle sicurezze fornite dal proprio ambiente), trasferimento e arrivo (in un ambiente nuovo, geografico, sociale, culturale e umano), ritorno (vita più di routine, ma arricchiti della nuova recente esperienza).

Un'altra considerazione che fu portata all’attenzione del pubblico nel corso del PERIPLO, più attinente al suo argomento centrale “Literatura de Viajes y Aventuras”, è la sostanziale divisione delle tre esperienze, profondamente diverse ma assolutamente indissolubili: viaggiare - scrivere - leggere.
Le prime due azioni hanno necessariamente lo stesso soggetto, ma anche la terza (in questo caso) si riferisce allo scrittore-giornalista-blogger che rivive, anche a distanza di anni, i suoi viaggi intrapresi nel passato.
Dalla mia pur limitata esperienza in quanto a stesura di testi di viaggio, aiutato dalle verifiche oggi possibili con ricerche in rete che confermano le mie idee, soglio affermare che un buon viaggiatore ricorda buona parte di ciò che ha visto o vissuto ma certamente non tutto e che la memoria di alcuni eventi viene arricchita (in totale buona fede) da particolari che probabilmente non sono del tutto precisi e veritieri.
Restano tuttavia inalterati i concetti, la vicende, talvolta le “morali” degli avvenimenti e, sopratutto, il piacere di condividere le proprie esperienze con chi ha la voglia o la bontà di ascoltare o leggere. Le percezioni e i ricordi, in particolare di tempi e distanze, dopo vari anni possono essere assolutamente differenti. Le persone, o meglio i personaggi, sono più reali e veritieri però anch’essi talvolta vengono associati ad altre situazioni o luoghi.
Ma visto che non si è su un banco di testimoni in tribunale, va bene così.
Ci sono quelli che ovviamente “ci marciano” raccontando spesso gli stessi episodi e storie (anche non di viaggio) e le persone attente che l’ascoltano più volte colgono i continui arricchimenti che man mano vengono aggiunti nel tentativo di catturare l'attenzione. Molte di queste storie, di entrambe le tipologie, ripetute tante volte e passate di bocca in bocca con ulteriori arricchimenti e mescolanze sono spesso all’origine di alcune leggende metropolitane delle quali a un certo punto si cambiano (o non si conoscono) luogo, data, protagonisti e addirittura l’essenza dell’evento originale.

Il viaggio non è morto, non tutto è turismo.

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