lunedì 16 maggio 2016

Aumentare i flussi turistici è sempre produttivo?

Qui di seguito espongo una serie di dati e considerazioni e pongo alcuni quesiti ... alla rinfusa in quanto risulta difficile posizionarli in ordine poiché tutti sono collegati e ognuno di essi è importante. La lista, pur essendo lunga, ovviamente non ha la pretesa di essere esaustiva.
  • Qual è il limite del turismo sostenibile, ovverosia quello che non stravolge la vivibilità di un’area?
  • Come si determina la quantità di turisti che si possono accogliere/ospitare senza destabilizzare gli equilibri esistenti (ammesso che ci siano)?
  • Bisogna mirare ad incrementare le permanenze di 3 o più giorni o è più remunerativo aumentare la capacità di turismo giornaliero?
  • Quale carico di traffico extra può assorbire la viabilità esistente?
  • Il noleggio auto, conseguenza di soggiorni settimanali o mensili non sovraccarica i trasporti pubblici, ma crea traffico e problemi di parcheggio.
  • Limitando la mobilità al trasporto collettivo, dalla circolazione di troppi autobus conseguono altrettanti problemi di viabilità (seppur di tipo diverso) e necessità di creare ampi parcheggi adatti alle loro dimensioni.
  • A ciò si deve aggiungere che molti “stranieri” non sono abituati agli stili di guida locali e non conoscono le strade e quindi rallentano ulteriormente il flusso veicolare.
  • La parte di turisti (specialmente i gruppi) che utilizzano linee locali spesso impediscono di fatto la normale fruibilità da parte dei residenti.
  • Qual è la soluzione?
   
  • Le imposte di soggiorno sono giuste o solo remunerative nell’immediato?
  • Stanno diventando sempre più frequenti anche le tasse di sbarco o di ingresso che vanno a “colpire” il turisti giornalieri, quelli del mordi e fuggi.
  • Le suddette, riescono a coprire effettivamente le spese straordinarie relative a pulizia, sicurezza, controllo traffico, e via discorrendo?
  • Per quanto riguarda le aree costiere, quali sono le reali conseguenze dell’arrivo di navi da crociera?
  • Considerando nel complesso sia le ricadute economiche che ambientali, sono un bene o un male?
  • Quanti danni provocano all’ambiente marino costiero le navi da crociera nel corso del loro avvicinamento ai punti di sbarco e/o navigazione troppo ravvicinata?
  • Lo sbarco di varie migliaia di crocieristi porta senz’altro beneficio immediato al commercio e al settore ristorazione, ma crea enormi problemi di mobilità e “spaventa” i turisti che alloggiano per più giorni in alberghi o altre strutture ricettive.
  • Ho letto che molti proprietari di seconde case, frequentatori da anni di dette località, stanno pensando di "migrare" in posti più tranquilli. Quale sarebbe la ricaduta sul mercato immobiliare locale?
  • L’articolo che ho letto sulla stampa internazionale, e che mi ha spinto a queste considerazioni, si riferiva in particolare alle Baleari ma simili problemi si riscontrano in tante altre isole e aree costiere, mediterranee e non, e fare paralleli è inevitabile.
  • Per esempio, quest’anno a Palma attraccheranno oltre 500 navi da crociera che equivale ad una media di circa 3 al giorno se si considera la limitatezza della stagione turistica.
  • I più timorosi e maniaci della sicurezza sottolineano anche la scarsezza di controlli durante lo sbarco e reimbarco dei crocieristi ... sarebbe estremamente facile far passare qualsiasi cosa da un porto all’altro. Chi conosce la lentezza dei controlli negli aeroporti si rende conto di come sia quasi impossibile effettuare uno screening accurato dovendo trattare con migliaia di persone in tempi limitatissimi.
  • La capacità teorica di 66 voli/giorno per l’aeroporto di Palma è stata superata e si prevede che nel corso di questa stagione turistica atterreranno fino a 100 aerei in un solo giorno.
  • Sempre a Palma ci sono 60.000 (sessantamila!) auto da noleggio che vanno a intasare la già limitata viabilità di Maiorca ed a riempire rapidamente i parcheggi delle località turistiche e delle spiagge.
  • Molti casi di sovraffollamenti in Spagna, Italia, Grecia e sud del Portogallo sono esplosi quasi all’improvviso, dopo un momentaneo minimo calo di presenze, a seguito delle situazioni instabili se non pericolose delle classiche alternative più economiche come Egitto, Tunisia e recentemente anche Turchia. 
  • Qualcuno ha saputo gestire il maggior flusso bene e a proprio vantaggio, altri si trovano in un mare di problemi e la parte di residenti che non è direttamente coinvolta in attività turistiche si è posta sul piede di guerra.

Molti dei suesposti interrogativi hanno risposte o soluzioni semplici (se considerate da un solo punto di vista o una per una) che spesso però sono in contrasto se non del tutto incompatibili con altre.
Il problema turistico, visto nel sua totalità, è estremamente complesso e sfaccettato e la soluzione che soddisfi tutti probabilmente (quasi sicuramente) non esiste.

In conclusione: non è possibile salvare capra e cavoli. 

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