venerdì 17 novembre 2017

El Pana e Rodolfo Rodríguez González

Dopo 7 anni di lavoro e oltre 100h di riprese  il regista Rodrigo Lebrija ha concluso il documentario El brujo de Apizaco (lo stregone di Apizaco) basato sulla tormentata vita del torero messicano Rodolfo Rodríguez González, meglio conosciuto come El Pana, personaggio “bipolare, alcolizzato, schizofrenico,romantico, mitomane e surrealista”. Chi pensa che sia un documentario sulla tauromachia si sbaglia, è il ritratto di un uomo assolutamente fuori della norma, nel bene e nel male, nei suoi eccessi e nelle sue genialità.
Di umili origini, figlio di un poliziotto assassinato quando lui aveva 3 anni e di Doña Licha, tamalera come la nonna (venditrici di tamales alla stazione di Apizaco), prima di cominciare a toreare professionalmente all’età di 27 anni fu ferroviere, venditore ambulante, necroforo, contadino e panettiere alla quale deve il suo soprannome Pana(dero).
Frequentava cantine e postriboli e i suoi eccessi nel bere (soprattutto il micidiale pulque) lo portarono sette volte in carcere; pur avendo avuto scarsa eduzione scolastica da adulto parlava fluentemente inglese, portoghese e francese. Si definiva un romantico e passava dal vizio al misticismo, aveva un’ammirevole forza d’animo e raggiungeva gli obiettivi che si prefiggeva:  voleva diventare torero e ci riuscì dopo essere sfuggito più volte alle pallottole dei caporales, decise di sposare una modella americana e ci riuscì (e da lei ebbe anche una figlia) e anche quando decise abbandonare l'alcool ci riuscì. In effetti per questo ultimo caso raccontò che una notte, mentre era completamente ubriaco, gli apparve Dio sotto le sembianze di una fortissima luce e gli ordinò di smettere di bere ... quattro mesi dopo era completamente disintossicato e tornò a toreare.
Anche per quanto riguarda la sua abilità di torero era assolutamente fuori della norma. Ha avuto una inusuale lunga carriera (37 anni) toreando fino ai 64 anni e sopravvivendo a 20 incornate che lasciarono comunque il segno (“dove finisce una cicatrice ne comincia un'altra”).  L’ultima di queste, inflittagli il 1° maggio 2016 dal toro Pan francés, lo lasciò tetraplegico e dopo 32 giorni morì per complicazioni cardiache. Più volte ha ufficialmente lasciato l’attività, ma poi ha sempre cambiato idea dopo pochi mesi. Famoso è il suo addio nella Plaza Mexico il 7 gennaio 2007, nella quale dedicò pubblicamente il suo ultimo toro 
a todas las daifas, meselinas, meretrices, prostitutas, suripantas, buñis, putas, a todas aquellas que saciaron mi hambre y mitigaron mi sed cuando el Pana no era nadie, que me dieron protección y abrigo en sus pechos y en sus muslos en mis noches de soledades. Que Dios las bendiga por haber amado tanto. Va por ustedes”  (“a tutte le prostitute - gli altri nomi sono più o meno sinonimi - che saziarono la mia fame e mitigarono la mia sete quando el Pana non era nessuno, che mi diedero protezione e riparo fra i loro seni e le loro cosce nelle mie notti di solitudine. Che Dio le benedica per aver amato tanto. E’ per voi”). 
Con questa impudente dedica sollevò l’ennesimo polverone in quanto fu fatta al microfono del cronista televisivo, quindi ascoltata non solo dagli spettatori ma anche da tutti coloro che seguivano la diretta fra i quali si sapeva ci fosse anche il Presidente della Repubblica e consorte.

Non è mai stato apprezzato dai puristi della tauromachia in quanto era oggettivamente poco abile nei passi canonici e fondamentali, ma proprio per non seguire routine e per non essere ortodosso era adorato da buona parte del pubblico perché non si sapeva mai cosa si sarebbe inventato (dentro e fuori dell’arena). Mi è capitato di leggere un articolo di un famoso giornalista taurino spagnolo che, commentando una sua esibizione nella penisola iberica, sottolineò la sua capacità di affascinare il pubblico per come si presentava, come camminava nell’arena, sempre con un puro (grosso sigaro) fra le labbra, distinguendosi dallo stereotipo dei toreri moderni che si presentano in modo ormai standardizzato, non trasmettono alcuna emozione e pensano quasi esclusivamente a immagine e denaro. In quella particolare occasione fu protagonista di una prestazione mai vista in alcuna plaza de toros in Spagna e il pubblico andò letteralmente in delirio. Gli esperti dicono che aveva un repertorio di figure e di passi peculiare, ogni sua faena era unica.
Diceva sempre che sognava di morire nell’arena e fu (quasi) così in quanto il 1° maggio 2016 il toro Pan francés, lo travolse lanciandolo in aria e causandogli la frattura di varie vertebre. Qualcuno scrisse che quel giorno in un momento el Pana morì e Rodolfo Rodríguez rimase tetraplegico. Infatti Rodolfo era solito parlare di El Pana in terza persona, così come da torero parlava in terza persona del Rodolfo contadino e "filosofo". Come anticipato nelle poche righe pubblicate appena dopo aver visto il documentario, il gran merito del regista Lebrija consiste nell'essere riuscito ad entrare in empatia con l'uomo che era l'alter ego del torero e riuscire a mostrare le due (forse più di due) personalità tanto diverse fra loro.
ATTENZIONE! include immagini abbastanza crude.
Da notare che anche in età avanzata, El Pana ha continuato ad esibirsi anche come banderillero, ruolo nel quale si deve vere grande agilità e prontezza di riflessi. Verso la fine del video, notate la sua reazione dopo un (quasi) violin, figura che molti giovani non si arrischiano neanche a tentare.
Non diventò mai ricco sia perché non lo voleva diventare (disprezzava i ricchi) sia perché, a seconda del suo stato d’animo, o spendeva tutto quanto appena guadagnato in alcool e donne nel primo postribolo che trovava o regalava soldi alla madre e ai fratelli. Lui continuava a  vivere modestamente, si occupava della campagna, si intratteneva spesso con gli aficionados mangiando tacos per strada davanti alla Plaza de toros
Nei seguenti due video potete ascoltare dalla viva voce di El Pana, intervistato dal famoso giornalista e conduttore televisivo spagnolo Jesús Quintero, le sue opinioni in merito a religione, alcoolismo, famiglia e prostitute, oltre a parlare ovviamene di tori e toreri.
prima parte
seconda parte

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